Appunto Rock

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Wednesday, October 11, 2006

Calcetto e mogli

Amici, vi invito a dire la vostra sui seguenti due articoli: l'unica differenza con casa mia è che quando sono arrivato a casa dopo il trauma cranico Lorena è andata avanti a dormire e solo la sera dopo ha capito che non avevo scherzato, che ero stato all'ospedale e che non ero andato al lavoro!

  • Falli a calcetto: sanzioni in vista
    La Cassazione conferma una condanna per lesioni colpose gravi a un ragazzo che aveva procurato la rottura dei tendini delle ginocchia entrando in scivolata. "Serve particolare prudenza"

    ROMA, 10 ottobre 2006 - Amanti del calcetto state attenti: basta entratacce agli avversari, rischiate grosso. La Cassazione avverte, infatti, che non farà sconti di pena a chi, giocando a calcetto con gli amiciin incontri del tutto amatoriali, procura lesioni all'avversario come se stesse giocando una partita decisiva di campionato. In particolare la Suprema Corte - con la sentenza 33577 della IV Sezione Penale - ha confermato la condanna per lesioni colpose gravi e la multa di 200 euro nei confronti di un ragazzo di Trapani, Giovanni G., che aveva rotto entrambi i legamenti rotulei delle ginocchia di un amico durante un incontro di calcetto improvvisato sulla spiaggia. Giovanni, con una "entrata in scivolata" di "estrema irruenza e violenza" aveva mandato a terra Giuseppe V. provocandogli la rottura bilaterale dei tendini di tutte e due le ginocchia.
    Per la sua gravità, l'incidente aveva dato origine alla causa penale per accertare la responsabilità di Giovanni, e, in questo modo, ottenere il risarcimento dei danni patiti con un'apposita causa civile. Contro la sentenza di colpevolezza emessa il 9 maggio 2003 dalla Corte d'Appello di Palermo, Giovanni ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo intervento era stato del tutto corretto considerando che era avvenuto "nell'esercizio di un'attività sportiva".
    Ma la Suprema Corte ha confermato il giudizio di colpevolezza sottolineando che specie nelle partite di allenamento, o negli incontri di calcio tra dilettanti, è richiesta "particolare cautela e prudenza per evitare il pregiudizio fisico per l'avversario". Nelle partitelle tra amici serve "un maggiore controllo dell'ardore agonistico".

  • Noi donne ve l’avevamo detto.

Vi vedevamo arrivare il giovedì verso mezzanotte, tutti ammaccati. Sentivamo il vostro passo malfermo (quelle birre dopo la partita!) sulle scale di casa, e mentre voi armeggiavate con la chiave nella toppa (tutte quelle birre...) andavamo in cucina a controllare che ci fosse ghiaccio nel freezer. «Ti sei divertito, amore?», vi urlavamo finto-allegre, e ancora speranzose di farla franca, dal divano del salotto. «Eh, mi sa che Franco m’ha rotto un menisco»; «Mah, ho preso una brutta botta all’inguine...»; «Uh, la sfiga... mi sono beccato una gomitata in faccia, ho pure rotto gli occhiali». Così toccava abbandonare la visione di uno dei nostri film preferiti. Danno sempre qualcosa di molto interessante alla tv, quando voi tornate infortunati da una partita di calcetto. Si sa di un quarantenne che, avendo giocato eccezionalmente in diurna, rincasò tutto sanguinante nell’esatto momento in cui Elton John iniziava a cantare al funerale di lady Diana, e non è una leggenda metropolitana: un’entrata del suo collega Piero, che ha sempre avuto il mito di Claudio Gentile. L’uomo, si sa, è calciatore, ma la pazienza d’una signora non è infinita. Prima o poi scappava l’intervento a gamba tesa: «Ma quand’è che cresci?»; «Avete cinquant’anni e vi fate ancora lo sgambetto?»; e anche, purtroppo: «Mi sa che non hai più l’elasticità di un ragazzino, prima o poi ti farai male sul serio».Seguivano giornate faticose, lastre da ritirare, occhiali da rifare, musi lunghi (ma mica con Piero), e due o tre giovedì infernali, con l’obbligo morale di rinunciare all’uscita con le amiche per tenere compagnia a voi depressi attaccanti a riposo. Poi tutto ricominciava da capo. Insomma non avevamo scelta, ragazzi. Voi non ci ascoltavate. Ignoravate i nostri cartellini gialli e vi facevate sempre male. Siamo state costrette a chiedere l’intervento della Cassazione. L’abbiamo fatto per il vostro bene.

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